“Vidi come il tema dell’educare non consista tanto nel darsi da fare dell’uomo per tirar fuori qualcosa dai suoi simili, ma era anzitutto un darsi da fare di Dio per educare il suo popolo e per educare i singoli del suo popolo. Mi parve allora che tutto il nostro programma educativo futuro avrebbe dovuto ispirarsi a questa azione di Dio educatore”. (Card.Martini)

 

Nella cornice suggestiva di Oropa,  nel più importante Santuario delle Alpi dedicato alla Madonna Nera, venerata qui da secoli, si è svolto dal 20 al 22 maggio 2011 il Corso di Esercizi Spirituali del Territorio 8.

A fare da filo conduttore alla nostra riflessione è stato lo stesso tema  che la CEI ha fissato come impegno pastorale di questo decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”.

Scelta opportuna e motivata, nel solco dello specifico carisma del Cursillo che, in modo kerygmatico aiuta l’uomo d’oggi a dare luce alla propria vita e a cambiarne la prospettiva attraverso l’annuncio della Buona Notizia del Vangelo.

Vi sono stati interventi di Don Giuseppe Torrigino, Padre Roberto Santi, Don Giancarlo Taverna.

La riflessione è stata particolarmente ispirata quando Mons. Gabriele Mana, vescovo di Biella, parlando anche della sua vita, ci ha fatti entrare nel tema analizzando profondamente come Gesù ci educa; quali segni Egli sceglie per aiutarci a guardarci dentro, stanandoci dalle  nostre paure, colmando l’abisso che ci pervade.

Preso atto che la categoria dell’educazione è in crisi perché il mondo è cambiato e la storia vive un’accelerazione impazzita che rende i dieci anni di oggi equivalenti ai cinquecento di ieri e ad essere cambiato è il clima culturale che non possiede più un valore assoluto, Mons. Mana ha sottolineato che per dare una buona educazione non ci vogliono persone perfette o con qualità superiori ma si educa assumendo la propria fragilità, restando genitori con tanti limiti, prendendo coscienza che siamo beati pur in mezzo ai guai.

E ritornando al metodo educativo del Vangelo ha sottolineato come Gesù sapesse affiancarsi, entrare con pacatezza e pazienza in intimità con l’uomo.

Importante poi nell’educare, soprattutto oggi, usare la ferialità degli eventi, poiché a cambiare la vita sono i giorni normali piuttosto che i fatti eclatanti.

Altrettanto urgente è oggi aiutare a sollevare interrogativi, offrendo motivazioni che non devono necessariamente convincere nell’immediato ma maturare nel tempo.

Infine è stata messa in evidenza l’importanza del “manipolare”, termine che Mons. Mana ha usato per dire quanto sia urgente, oggi più di ieri, lo stare insieme: pregare, mangiare, giocare…seminando e mai avendo la pretesa di raccogliere.

Passando all’esame delle emergenze su cui insistere ha evidenziato come primaria la riscoperta della grandezza dell’affettività e della sessualità che sono e devono restare il linguaggio nobile dell’amore; il rapporto con il denaro e con le cose, che liberi l’uomo dall’ossessione del possesso materiale rendendolo sobrio e leggero e infine il rapporto con la festa che aiuti a ritrovare il gusto del gioco, della danza ma anche la capacità di ridere su se stessi con sana ironia.

Tutto questo fatto e vissuto in modo pacato, attento e rispettoso dei tempi di ognuno senza clamore perché, ha concluso il vescovo il futuro della chiesa sta nel silenzio.

Il giorno successivo il tema è stato ripreso da Wilma Chasseur che, dall’eremo della Salette vicino ad Aosta è venuta a portarci la freschezza e la ricchezza delle sue riflessioni.

Partendo ancora da Gesù, Maestro per eccellenza, ha sottolineato come non sia solo la Parola ad educarci, ma la Presenza: Gesù si è fatto Presenza, è presente, è vivo.

Di qui la necessità per noi di ricorrere a Lui, coinvolgerlo nei nostri problemi, interrogarlo:

Educatori diventiamo solo quando ci lasciamo educare, dilatare da Lui.

Fallimentare limitarsi ad avere con Gesù un rapporto impersonale, importante coltivare in noi il “sentimento della Presenza di Gesù”.

Fallace l’idea che spesso abbiamo di essere al volante della nostra vita, non consapevoli che i progetti del Signore vanno infinitamente oltre.

Lasciandoci docilmente dilatare da Lui dilateremo anche le nostre limitate potenzialità.

Fondamentale quindi per noi agganciare Dio, chiedergli lo Spirito; lo Spirito in noi ci fa dare il meglio di noi stessi.

Consegnandoci allo Spirito, dando a Lui la nostra libertà, viviamo della vita stessa che circola nel Padre, nel Figlio e nello Spirito, una vita infinita, una sapienza infinita, un unico amore.

Abbiamo condiviso nei gruppi  quanto abbiamo ascoltato, assaporando una ricchezza umana e spirituale che va oltre ogni nostra previsione e sperimentando quanto Wilma ci aveva detto poco prima: offrendo agli altri il meglio di noi stessi liberiamo Gesù che spesso facciamo vivere in noi come agli arresti domiciliari.

Un corso di Esercizi Spirituali ricco e denso, vissuto nella dimensione del raccoglimento e del silenzio nella prima sera, ma gioioso e improntato alla speranza; giorni che ci hanno aiutato a superare qualche turbamento e qualche paura e non vedere i nostri limiti come muri invalicabili.

Nell’omelia della domenica, radiotrasmessa, riferendosi al vangelo in cui Gesù dice ai discepoli di non avere paura, di non essere turbati e di avere fede, Don Giuseppe ci spronava a credere che possiamo diventare pietre vive e compiere a nostra volta miracoli: Questo vogliamo credere, questo è il nostro compito.

 

Nino Monaco

24 maggio 2011